martedì 20 gennaio 2009

Post mortem

Che tecnicamente si potesse fare un post post-datato (ho poi scoperto che su blogger si chiama programmato) l'ho appreso da Weissbach che non mi ha insegnato solo questo, ma anche l'idea di programmarlo con l'intenzione che venga pubblicato così com'è solo se non si ha tempo, il giorno previsto, per eliminarlo o modificarlo. Come, ad esempio, nel caso citato "perchè un viaggio di lavoro sta durando troppo".

L'ho usato, ma ancora non lo sapete, quando ho trovato una esilarante vignetta di Peanuts su San Valentino ma, essendo metà ottobre, l'ho inserita in un post programmato per il 14 febbraio.

Ma c'è un post programmato che mi ossessiona da qualche settimana. Il post-mortem.

Cito Baden Powell che iniziava la sua ultima lettera agli scout citando Capitan Uncino:
Cari scout, se avete visto la commedia di Peter Pan vi ricorderete che il capo dei pirati ripeteva ad ogni occasione il suo ultimo discorso, per paura di non avere il tempo di farlo quando fosse giunto per lui il momento di morire davvero. Succede press'a poco lo stesso anche a me, e per quanto non sia ancora in punto di morte quel momento verrà, un giorno o l'altro; così desidero mandarvi un ultimo saluto, prima che ci separiamo per sempre. Ricordate che sono le ultime parole che udrete da me: meditatele [...]
L'idea che mi era venuta era di fare un post programmato che avrei poi spostato in avanti finchè ci fossi riuscito e che, qualora fossi morto prematuramente, sarebbe spuntato come ultimo saluto ai miei amici.

Riflettendo ho trovato alcuni problemi.
Innanzitutto di quanto post-datarlo. Non deve essere troppo nel futuro perchè la gente, una volta scoperto che ero morto avrebbe smesso di leggere il blog. Non deve essere così vicino da poter rimanere non posticipato solo per una mia normale assenza tecnica dal blog, avevo quindi scartato l'idea di metterlo sempre per il giorno dopo che, se da un lato poteva avvertire tempestivamente i miei amici della mia morte, dall'altro avrebbe potuto creare spiacevoli inconvenienti nel caso un giorno mi fossi dimenticato di spostarlo. Un'altra idea era quella di metterlo il giorno del mio compleanno iniziandolo con "oggi avrei compiuto 40 anni ...". Però se fossi morto subito dopo quella data sarei incappato nel problema di dover aspettare un anno intero per vederlo (!) pubblicato.
Avrei dovuto anche fare in modo che chi lo avrebbe letto non avesse motivo di pensare ad una profanazione postuma del mio blog ... ma quello non era un grosso problema: chi altri scrive cose simili?
Ovviamente il testo del post avrebbe subito numerose aggiunte e modifiche nel corso degli anni (perchè non è che lo pensassi per un presentimento di necessità immediata) ma il problema maggiore era che avrebbe risentito troppo degli sbalzi a breve termine del mio umore: avrei continuamente pensato "se muoio oggi non voglio assolutamente che leggano quelle cose".

Così non l'ho più fatto.

Mi è tornato in mente oggi quando ho scoperto il necrologio condiviso (shared obituary), che linkerò appena avrò scritto. Fatto!

3 commenti:

  1. Ricordo che una volta, da bambina, arrivai a casa dei miei nonni per il week-end molto arrabbiata con mia madre.
    Mia nonna non trovò di meglio da dirmi che: "fai la pace con la mamma, se dovesse morire oggi vuoi che muoia pensando che non le vuoi bene?"
    Ovviamente fui nel panico più assoluto finché non riuscii a sentire mia madre al telefono, qualche ora dopo, scusandomi per i miei errori da lì all'eternità.
    Sarà stato questo trauma infantile, ma quando penso all'ultimo messaggio del Capitano penso che l'unico modo e l'unico senso possibile - finché tu Pigna non troverai la quadratura del cerchio della vita - sia quello di rendere la nostra vita un messaggio, cercando di far sì che almeno a quelli che amiamo risulti sufficientemente comprensibile.
    La scrittura mi tenta da sempre, ma credo che finirei con lo scrivere una storia che non è la mia, perdendomi l'unico tempo che si vive (il presente) tutta tesa a trovare un buon finale.
    Capisci? Condividi?

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  2. Capisco.
    Condivido due terzi.
    Condivido l'insegnamento della nonna, benchè traumatico mi ricorda che Gesù ne ha dato uno simile secondo il quale nemmeno andare a messa (!) sarebbe più importante di fare la pace.
    "Se dunque presenti la tua offerta sull’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualcosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare e va’ prima a fare la pace con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono" (Mt 5, 23-24)
    Condivido la tensione a far sì che la vita sia sia il nostro messaggio.
    Non condivido l'idea che scrivere e vivere siano cose che si debbano escludere a vicenda o anche solo che scrivere sia "perdere tempo"; se così fosse povero Wilde, povero Roth, etc. etc.

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  3. Non mi sono spiegata: non volevo dire che scrivere è una perdita di tempo, volevo dire che se io mi mettessi a scrivere sulla mia vita (diciamo un messaggio ai poster autobiografico) scivolerei nell'inventare una me alternativa, diventerebbe un'esercizio di stile, e credo che non vivrei più il mio presente in modo sano. Come quegli attori così legati a un personaggio che hanno interpretato che hanno le crisi d'identità.
    Ma questo è un problema mio, che per fortuna scrivo abbastanza bene da passare esami e concorsi ma non abbastanza da fare la scrittrice.

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