venerdì 17 aprile 2009

Notte prima degli esami, vent'anni dopo

C'eravamo quasi tutti!

La versione preparata da Checco:
L'articolo scritto da Savvi per VOCE:

2 commenti:

  1. Cari compagni,
    l’altra sera – erano circa le 23 - me ne stavo tranquillo a cambiare il pannolino a Giovanni, quand’ecco che squilla il telefono. “Chi sarà a quest’ora?”.
    Lascio Giovi a culo nudo e vado in camera da pranzo per rispondere. Alzo la cornetta: “Pronto, chi parla?”.
    Dall’altra parte il silenzio. “Pronto?”.
    Una voce dall’altro capo del filo, rotta dall’ansia: “Checco, domani interrogano in greco…” Silenzio affannoso, come di chi s’è appena destato da un incubo.
    “Savvi?...”
    Un filo di voce: “Sì, sono io… Domani il Bevis chiede la versione di Aristotele, e io non sono riuscito a prepararla, perché tutto ieri ho lavorato con gli Scout ad un alzabandiera di marzapane e il tempo è volato. Non è che avresti la traduzione?...”
    “Ma Savvi! Hai finito il Liceo da un pezzo, sei laureato, sei un serio professionista della Sanità pubblica…”
    Percepisco incredulità dall’altro capo della cornetta.
    “Dai, Savvi, mi stai prendendo in giro…”
    “No, no… Ho telefonato a Yuri, ma aveva quel maledetto Le Monnier che non traduce un caxxo…”
    Mi siedo: “Ma Savvi, ragiona: sei nel 2009, abbiamo appena fatto la cena dell’ex-Liceo”. “Ecco vedi, il Liceo: Natale…, il sesto canto di Dante…’Disponete i banchi’… ’Catellani fuori, interrogato’… ‘paradigma di synapokathistemi’…”. Io, incredulo: “Savvi, hai appena visto tutti: Biagio architetto col suo studio in palissandro, Mario maestro di nuoto e massaggi, l’Alle e la Bisi mamme di famiglia; dài, ricordi…? Samuele in Argentina, Yuri finalmente democristiano come te…”
    Subito mi pento: l’ultima affermazione è incredibile anche per me, non posso convincere Savvi con certi argomenti.
    “Checco, come farò domani se mi chiama: dài, non fare il bastardo, inizia a dettarmi la traduzione!...”
    “D’accordo Savvi, ma a te serve un incontro con la Romi…”
    “Perché? Esce volontaria al posto mio?”
    “No, Savvi: è psichiatra in ospedale: forse può fare qualcosa per i tuoi incubi…”
    “Sì, sì, va bene, va bene, Checco: ti prometto che è l’ultima volta che ti chiamo per la versione…”
    Con la voce più rassicurante che posso: “Certo Savvi, non ti preoccupare, te la mando domani via e-mail. La vita è bella, Savvi. Buonanotte.”

    Appoggio la cornetta, lentamente, come se in quei secondi fossero passati vent’anni.
    Torno da Giovannino. Nell’attesa, ha fatto un’altra cacca atomica, e mi guarda soddisfatto. Sa delle cose che io non so.


    Aristotele, Politica (1317 a 40 - b 13)

    Traduzione dal greco
    Il fondamento dell’ordinamento democratico è la libertà (questo infatti usiamo dire, che la sola forma di governo è godere della libertà: dicono infatti che ogni democrazia abbia questo proposito). Il primo fondamento della democrazia, poi, è comandare ed essere comandati alternativamente. Ed infatti è giusto, democratico ed egualitario considerare non in base al valore ma al numero, e, se questo è giusto, è necessario che il popolo abbia il potere e, ciò che soddisfi la maggioranza sia anche il giusto ed il fine. Dicono infatti che è necessario che ciascun cittadino possegga il medesimo potere, cosicché in democrazia abbiano più potere coloro che sono senza mezzi di coloro che ne hanno molti; infatti sono di più, perché si è deciso che abbia valore ciò che è parso meglio alla maggioranza. Questa è la prima dimostrazione della libertà, che tutti i sostenitori della democrazia ritengono tratto caratteristico della loro forma di governo; in secondo luogo poter vivere come ciascuno desidera: questo dicono che sia il compito della democrazia, benchè allo schiavo non sia concesso di vivere come desidera.

    La versione latina (solo per Yuri)

    Fundamentum democraticae republicae libertas (hoc enim dicere soliti, libertate se uti hac vero una republica: dicunt enim omnem hoc sibi propositum democratiam habere). Primum autem democratiae vicissim imperare et imperari. Et enim iustum est, democraticum et aequale habere pro numero sed haud pro virtute, et cum hoc sit modo iustum, multitudinem necesse potestatem habere, et quidquid plerisque placeat, hoc et finem et hoc et iustum. Dicunt enim idem cuique civium necesse, ut in democratiis magis imperii hi habeant qui sine opibus sunt quam qui multa habent; plures enim sunt, cum quod pluribus visum sit potestatem habere decretum sit. Primum vero hoc libertatis signum, quod omnes democratici modum reipublicae suae putant; deinde vivere ut quisque vult: hoc enim finem democratiae esse dicunt, siquidem servi sit vivere haud ut vult.

    RispondiElimina
  2. Il mio avvocato esclude che possa aver utilizzato come scusa "la costruzione dell'alzabandiera di marzapane", perchè come è noto, odiavo la pionieristica e, qualora ci fosse stato veramente da costruire un alzabandiera, mi sarei defilato con la scusa che "dovevo tradurre una versione di greco per il giorno dopo".
    Il resto mi pare che corrisponda...

    RispondiElimina

wibiya widget