martedì 16 settembre 2008

Cos'hanno in comune il Natale e il Ramadan?


C'è una cosa che finalmente supera le barriere tra le religioni: il consumismo indotto dalla televisione. Manca ancora qualche settimana (ogni anno succede un po' prima) prima che la nostra televisione sia riempita di panettoni che annunciano l'inizio del marketing natalizio ma scopro che per i mussulmani è appena succesa la stessa cosa.
Internazionale pubblica un articolo di Jen-Michel meyer e Faiza Ghozali sul "grande businnes del Ramadan" che è diventato un vero affare che smuove miliardi di euro.
Impossibile? Paradossale? Il ramadan me lo raffiguravo più simile alla Quaresima che al Natale!
Eppure tra acquisto di piatti nuovi per l'iftar (il pasto che alla sera rompe il digiuno), biancheria per la casa, aumento del prezzo di zucchine, uova e tonno, vestiti nuovi e regali per l'Aid el Fitr (la festa che segna la fine del Ramadan) la gente non è andata in vacanza in vista delle spese da sostenere.
E godono le televisioni (20% delle entrate pubblicitarie annuali in questo mese!) e le banche!

2 commenti:

  1. Che tristezza...
    Ecco, io a scuola invece che mettere ovunque dei BabbiNatali (simbolo di questo consumismo) vorrei poter fare il presepe con i miei bambini, e raccontare la storia di Gesù non da credente, ma da... antropologa.
    Mi sentirei di passare un messaggio molto più educativo ai miei bambini, siano essi cattolici, mussulmani, atei o quello che gli pare.

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  2. Aggiungo l'etichetta consumismo. Era la risposta alla domanda retorica ma credo che sarà un tema su cui tornare.

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