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Ho visto Caos Calmo, non avevo letto il libro e non è stato uno di quei film che mi ha lasciato la voglia di leggerlo: perchè l'ho trovato già molto bello.
Mi ha sorpreso questa nuova idea nell'elaborazione del lutto.
Pietro Paladini non riesce a soffrire. E cosa fa? Si mette in piazza. E lentamente i rapporti che si instaurano con le persone che incontra, amici o passanti, determinano dei cambiamenti nel suo stato.
Mi è venuto in mente la "consapevolezza ambientale" di Giulietta Capacchione appena postata.
Questa nuova necesità di conoscere e far conoscere ogni momento della propria e dell'altrui vita. La possibilità/necessità di instaurare quanti più contatti possibili anche, ovviamente, a scapito della profondità del singolo contatto (la ragazza col cane afferma che si conoscono anche se non si sono mai parlati).
Alla fine Pietro riesce, in modo quasi indiretto, a capire qualcosa di sè dalla somma di tutti questi contatti. Riesce a soffrire e a ripartire.
E non è forse quello che in fondo spinge bloggers e twitters? Conoscere un po' meglio sè stessi?
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