giovedì 6 agosto 2009

Io non me Nintendo

"Non so decidermi a dire che cosa mi spaventi di più: la possibilità che i miei ⁠figli⁠ non siano accettati dai loro coetanei o quella che crescano esattamente come loro" (Corteo in L'ultimo scapolo, Jay McInerney)

Penso che i miei genitori temessero più la seconda ipotesi. E gliene sono grato.
E pensandoci ora, ma ancora da figlio, non credo di aver sofferto tanto la mancanza di status come le Timberland o il Moncler o di pomeriggi in sala giochi o a scorazzare in motorino invece che in bicicletta. E a distanza di tempo posso anche dire di essere poi riuscito a farmi accettare spesso anche da chi, all'epoca, mi escludeva e di non rimpiangere la compagnia di chi ancora mi esclude.
Sono contento di riuscire spesso a scegliere con la mia testa senza farmi troppo condizionare da quello che fanno o pensano gli altri.
Però.
Da padre è più difficile rimanere razionali.
Sono ancora convinto che l'esclusione dal "gruppo" possa essere meno grave dell'omologazione.
Non sono assalito dai dubbi sulla assoluta necessità di giocare tutta mattina in spiaggia o tutta la sera al ristorante con un Nintendo DS, come fanno tutti gli altri bambini.
Quello che non so è quanto questo possa essere sopportato da tutti.
Io ho sempre avuto una personalità istrionica e tratti da leader, probabilmente questi caratteri sopportano bene un certo tipo di esclusione. L'istrione non vuole far parte del gruppo, vuole un pubblico. Il leader vuole solo qualcuno che lo segua.
Ma questi caratteri sono il frutto di quel modello educativo o sono caratteristiche innate che mi ha permesso di non soffrirne?
I miei compagni delle elementari, che da tre anni rivedo ogni tanto per una "cena di classe", mi ricordano già così...
E se mio figlio non fosse così? Micca è obbligatorio, per fortuna, avere quelle caratteristiche.
Se non diventando né leader né istrione, perché non è nelle sue corde, e non essendo accettato perchè non omologato, rimanesse solo "escluso"?
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1 commento:

  1. E' un dubbio che arrovella anche noi.
    Più che fare una scelta di campo pro- o anti-omologazione, credo che siano da valutare le varie proposte “omologanti” una ad una, interrogandoci sulla loro opportunità in base all'età, il carattere, il tipo di vita e di stimoli dei nostri figli, e lo “stile” della famiglia...
    Se non altro noi il problema ce lo poniamo, e credo che di questo ci saranno comunque grati i nostri figli.

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