.mau. sintetizza la vicenda del predittore di terremoti Gioacchino Giampiero Giuliani citando a sua volta da
Marco Cattaneo:
- il 24 marzo Giuliani dice: “Mi sento di poter tranquillizzare i miei concittadini, in quanto lo sciame sismico andrà scemando con la fine di marzo.” (e fin qua nulla di male)
- il 29 marzo, mentre è a Sulmona, cambia idea e dice che di lì a poche ore la città (Sulmona, non l'Aquila) arà colpita da un sisma devastante.
- la notte del 29 marzo c'è un terremoto poco intenso.
- il 5 aprile Giuliani non dice nulla.
e conclude:
Quello che vedo è un tentativo di affidarsi a un guru qualsivoglia pur di dire "non è colpa nostra se sono morte centinaia di persone e le case e i palazzi teoricamente antisismici sono crollati"; solo pochi illuminati si mettono a fare un ragionamento intellettuale, e nessuno li sta a sentire. E questo è un problema forse ancora più grave del terremoto, perché a lungo andare può fare più vittime.
richiamandomi alla mente il post di
Roberto Celani che cita Silone:
"Quel che più mi sorprese fu di osservare con quanta naturalezza i paesani accettassero la tremenda catastrofe. In una contrada come la nostra, in cui tante ingiustizie rimanevano impunite, la frequenza dei terremoti appariva un fatto talmente plausibile da non richiedere ulteriori spiegazioni. C'era anzi da stupirsi che i terremoti non capitassero più spesso. Nel terremoto morivano infatti ricchi e poveri, istruiti e analfabeti, autorità e sudditi. Nel terremoto la natura realizzava quello che la legge a parole prometteva e nei fatti non manteneva: l'uguaglianza. Uguaglianza effimera. Passata la paura, la disgrazia collettiva si trasformava in occasione di più larghe ingiustizie.Non è dunque da stupire se quello che avvenne dopo il terremoto, e cioè la ricostruzione edilizia per opera dello Stato, a causa del modo come fu effettuata, dei numerosi brogli frodi furti camorre truffe malversazioni d'ogni specie cui diede luogo, apparve alla povera gente una calamità assai più penosa del cataclisma naturale. A quel tempo risale l'origine della convinzione popolare che, se l'umanità una buona volta dovrà rimetterci la pelle, non sarà in un terremoto o in una guerra, ma in un dopo-terremoto o in un dopo-guerra."
Ignazio Silone, Uscita di sicurezza, 1949
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