martedì 3 marzo 2009

La genetica non è un'opinione. L'informazione sì.

Sto leggendo "Le imperfezioni" di Valerio Varesi.
Ad un certo punto dice:
"Il caporedattore aveva capito che il compito principale del giornale non era tanto quello di aggiungere cose nuove alla conoscenza del pubblico, ma quello di confermare ciò che migliaia di persone, ciascuno per sè, avevano già in testa, magari confusamente. Comprare il quotidiano equivaleva ad una mattutina agnizione e dava sollievo come alla bestia spersa ritrovare il branco."
Mi è tornato in mente stamattina quando ho letto come i due principali giornali italiani riportavano la notizia del test al DNA effetuato sui due rumeni accusati dello stupro nel parco della Caffarella a Roma.

Per il Corriere il test negativo scagiona i due rumeni.
Per Repubblica il test è da ripetere perchè:
"I primi risultati, infatti, non inchiodano con certezza i due arrestati: i loro profili genetici non corrispondono in maniera univoca con quelli rilevati dalle tracce biologiche ritrovate sui vestiti e sul corpo della giovane vittima."
Una radio vicina al gruppo editoriale di Repubblica diceva che
"La procura di Roma giudica parziali i test del DNA che non sembrano corrispondere completamente al profilo dei due rumeni."
Per quello che ne so io un test del DNA non può che essere univoco. Il DNA deve essere uguale al 100% poichè le somiglianze tra due individui sono molto superiori alle differenze.
Se infatti è vero che la somiglianza genetica tra uomini e scimpanzè è del 99%, allora un est che non corrisponda completamente includerebbe anche tutte le scimmie!

2 commenti:

  1. Troppo facile.
    I test sul DNA non sono fatti come i "giornalisti" tendono a raccontare. Il test avviene su specifiche sequenze non codificanti che per questo motivo è molto più probabile siano diverse. La somiglianza genetica al 99% è riferita non al genoma ma ai geni (appunto codificanti) ovvero quelli che determinao la formazione delle proteine. Vi sono una quantità rilevante di altre porzioni che hanno altre funzioni già identificate (esempio inibizione di altri geni) oancora non identificate e spesso definite un po' con disprezzo, un po' per ignoranza DNA spazzatura. Ovviamente non ho idea su quali tratti abbiano eseguito i rilievi dei rumeni, ma dal mitico Dawkins posso sospettare che l'errore umano, esempio la contaminazione dei reperti sia la causa di "nuove verifiche". Per il resto occorre riferirsi a dei genetisti più esperti di un blando dilettante come me

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  2. Volevo parlare di informazione e non di genetica e alla fine ho fatto confusione proprio cadendo nella trappola dei numeri.
    Il mio "deve'essere uguale al 100%" voleva dire "o è uguale o non lo è" voleva dire "non si può sfruttare a proprio vantaggio l'incertezza statistica per sostenere ora una tesi ora l'altra" ma ha confuso il tutto.

    Un po' di chiarezza sul test. Il processo utilizzato per i test del DNA è il fingerprinting genetico: tale tecnica consiste nel comparare la lunghezza delle sezioni variabili del DNA ripetitivo, come le short tandem repeats ed i minisatelliti, che possono risultare molto diverse tra un individuo e l'altro.
    La comparazione tra due campioni di DNA in esame, non si basa perciò sull'analisi di tutta la sequenza desossiribonucleotidica, ma solo su tali sezioni.
    Infatti, due individui non legati da rapporti di parentela hanno in comune ben il 99,9% di sequenza di DNA.
    Tale metodo è solitamente molto affidabile, anche se a volte l'identificazione dei criminali può risultare complicata qualora la scena sia contaminata dal DNA di diverse persone.

    Poiché il calcolo statistico esprime un'approssimazione all'infinito, non si ottiene mai una probabilità del 100 per cento, e questo margine residuo di incertezza può essere fonte di frustrazione per gli interessati.

    Occorre tener presente però che, quando supera un certo valore, l'indice di probabilità equivale praticamente a una certezza; il criterio applicato è analogo a quello usato per le impronte digitali, e deriva dalla considerazione che la probabilità contraria è talmente bassa da non potersi ipotizzare una coincidenza (fanno eccezione casi particolarissimi di popolazioni ristrette e con pool genetico molto condiviso).

    Non esiste una norma precisa che stabilisce la soglia oltre la quale una probabilità di positività sia da considerare equivalente a una certezza: per i test di paternità, siccome in Italia non esiste una norma precisa, si fa riferimento in genere alle legislazioni di altri paesi europei come la Germania, che ha stabilito un limite del 99,72 per cento, o i Paesi Bassi che, con atteggiamento più restrittivo, pretendono il 99,90 per cento.

    Oggi, comunque, grazie alle tecniche avanzate e all'alta capacità discriminativa degli alleli esaminati, non è infrequente raggiungere probabilità anche più alte del 99,99 per cento.

    Per questo invitavo a non giocare con le percentuali: un test al 99% ha la stessa propbabilità di identificare un uomo e uno scimpanzè e quindi non è parziale, dubbio o non univoco, è NEGATIVO!

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