sabato 28 marzo 2009

La fine di una storia

Fu solo quando feci per aprire la porta, bianca dentro e fuori marrone, che sentii il suo singhiozzo e mi accorsi che stava piangendo.
Allora posai nell'ingresso la valigia dove avevo raccolto le ultime cose e senza dire nulla tornai in salotto. La luce giallastra del lampione appeso ad un cavo tra i palazzi, come la biancheria stesa ad asciugare nei vicoli del meridione, filtrava dagli scuretti verdi e vecchi disegnando righe di luce sulla parete e sul soffitto. Non accesi nessun'altra luce, sprofondai sulla vecchia poltrona di pelle sgualcita con i braccioli così bassi che ci si poteva tranquillamente sdraiare di traverso con le gambe a penzoloni da una parte. Una macchina, passando in strada, fece traballare i vetri delle finestre e le bottiglie dentro la credenza antica che mia nonna fece restaurare per me quando venni ad abitare qui.
Fu solo allora che cominciò a parlare.
"Perché te ne vai così? Perché mi lasci?"
"Lo sai perché me ne vado" dissi per prendere tempo, mentre pensavo che, in realtà, la stavo lasciando senza averle dato troppe spiegazioni.
"So che mi lasci. E io sono triste. E tu, invece, sembri felice. Capisco che questa volta non ti rivedrò mai più. Ma non so perché. No mi sembra di aver fatto nulla di male ma non sono sicura che non sia anche colpa mia."
"Non dire così, piccola ... sai che non dipende da te"
"Pensavo che stessimo bene insieme..."
Gli occhi si stavano abituando e gli oggetti uscivano lentamente dall'oscurità, non per aumento di luce ma per sottrazione di buio. Fissai la fila di bottiglie vuote di Martini bianco sulla mensola che sovrastava il bancone. Rividi noi due nel rito dell'aperitivo consumato quasi ogni sera quando rientravamo dal lavoro intanto che, raccontandoci episodi delle rispettive giornate lavorative, preparavamo la cena.
"Ed è vero" le dissi "Siamo stati bene insieme. Forse quelli che ho vissuto qui con te sono stati gli anni più felici della mia vita"
"Non ti ho lasciato abbastanza spazio per gli amici?"
"Ma come puoi pensare questo? Quante cene abbiamo fatto qui con i nostri amici? Non c'era settimana che finisse senza un po' di baracca in compagnia. Ricordi quante volte Ennio si è lamentato del rumore che sentiva da sotto quando spostavamo questi sgabelli"
"Allora è colpa del sesso?"
"Questo poi è assurdo! Non dovrei nemmeno risponderti. Non ho mai vissuto il sesso liberamente e con gioia come in questi ultimi tre anni. Sai benissimo che fino a quando ho abitato con i miei era sempre stato un problema, ora non lo è più e parte del merito è anche tuo. Ricordi qual'è stato il primo mobile ad entrare in questa casa? Il materasso dell'Eminflex comprato ad una televendita. Ci abbiamo fatto l'amore senza togliere il cellophane per non rovinarlo perché c'erano ancora in giro gli attrezzi dei muratori. E prima che arrivasse quello? Prima ancora di fare il rogito? Quando in questa stanza non c'era nulla se non il materassino gonfiabile da campeggio e l'unica luce era davvero questo lampione giallo"
"Ma ti piaccio ancora?"
"Che sciocca sei! Come puoi pensare di non piacermi più? Mi sei piaciuta dalla prima volta che ti ho visto ... anche se all'inizio eri un po' ribaltata ..."
"Già, ricordo che non ti piaceva che volessi dormire di qua e mangiare di là"
"Non aveva senso, ammetterai che è stato meglio così ..."
"Forse allora non ti ho lasciato i tuoi spazi? Avevi bisogno di stare un po' di più da solo a pensare, leggere, ascoltare la musica..."
"Sai che non amo stare solo a lungo, e comunque tu eri perfetta anche per questo. Non avevo mai avuto tanta libertà e tanta indipendenza prima e sono sicuro..." mi fermai un attimo accorgendomi che quello che stavo dicendo a lei ora lo confessavo per la prima volta anche a me stesso "... sono sicuro che difficilmente mi capiterà ancora nella vita di poter stare così tranquillo con i miei pensieri"
"..."
"..."
"E' per lei che te ne vai?"
"Non solo per lei..."
"Tu la ami?"
"Moltissimo"
"E sei disposto a rinunciare a me per stare con lei..."
"..."
"Io non le piaccio, non le sono mai piaciuta"
"Non è vero, lo sai! Lei stava bene con te... Noi stavamo bene con te ... ma in tre ... non potrebbe mai funzionare"
"In tre? Mi stai dicendo che è incinta!?"
"Si piccola, pensavo che te ne fossi accorta..."
"Allora è per questo che mi lasci?"
"Si, fra poco avremo un bambino e tu, mia piccola adorata casa nel cuore di Modena, non sei abbastanza grande per tre"

1 commento:

  1. il finale a sorpresa all'ultima riga è quasi una firma, ormai.. un po' alla Tenente Colombo! :-) cmq sempre piacevolissimi da leggere.. complimenti all'autore!

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