Piove, governo ladro?

Appare oggi la notizia della "tassa sulla pioggia" approvata dal comune di Ravenna.

Strano che il giornalista non abbia aprofittato per rispolverare un vecchio motto che, mai prima d'ora, calzava così a pennello.
La questione in realtà è abbastanza semplice ma offre uno spunto molto interessante nel dibattito che nel nostro comune si è appena concluso con un referendum che, ieri, non ha raggiunto il quorum.
La questione ravennate riguarda i costi delle fognature che sono una cosa pubblica. Costi quindi che, senza ombra di dubbio, devono essere sostenuti dalla collettività. Il contendere è se sia più giusto recuperare questi costi come tassa, pagata da tutti i cittadini in egual misura (o eventualmente in base al reddito), oppure come tariffa, pagata da tutti i cittadini in misura del loro consumo: più acqua consumi più contribuisci a pagare per le fogne che quell'acqua devono smaltire. Non mi interessa entrare nel merito della quesione che è di quelle "filosofico/sociali" che, secondo me, non necessitano nemmeno di essere sottoposte al cittadino.
Però ne approfitto per pormi una domanda, e porla idealmente a che amministra Carpi e ha deciso di far entrare i privati nella gestione di AIMAG (che da noi gestisce anche l'acqua).
Queste due opzioni, tassa o tariffa, che nel caso di Ravenna assumono un significato quasi simbolico, come potrebbero essere giudicate in modo obiettivo laddove in una delle due entrassero interessi privati?
Se la gestione dell'acqua fosse tutta publica, infatti, tassa o tariffa vorrebbe comunque dire soldi che escono dai cittadini e vanno al comune, punto. Ma se la gestione dell'acqua è privata, tassa vuol dire soldi dai cittadini al comune mentre tariffa vuol dire soldi dai cittadini al comune e al privato che gestisce il servizio.
Siamo sicuri che la scelta potrebbe rimanere nell'ambito delle questioni "filosofico/sociali" e non potrebbe essere influenzata da altri interessi?