mercoledì 19 agosto 2009

Morte "naturale" ed altre trappole

Ieri l'altro ho comprato il libro Buoni genitori di Chiara Lalli (storie di mamme e papà gay) e sono stato attratto immediatamente dal capitolo intitolato La trappola del naturale.

Poi, ieri sera, parlando di nonne tenute in vita "contro natura" per 5/6 anni solo grazie ad un sondino o al battito di un pacemaker, mi è tornata in mente una scena che ho vissuto non molto tempo fa. Una figlia non più giovane nemmeno lei che, in lacrime, mi mostrava il divano letto in cui aveva dormito negli ultimi sette anni nella cameretta dove "giaceva" la madre otta/novantenne priva di una qualsiasi attività che possa essere considerata Vita. Nessuna badante, nessuna assistente sociale, solo lei, mi diceva, aveva la pazienza di inboccarla per un'ora e mezza ad ogni pasto con un cucchiaino di caffè perchè non rigurgitasse. E solo suo marito, aggiunse, aveva la pazienza di aspettarla da sette anni nella loro stanza a piano di sopra.
Rivivendo quella scena ho pensato che mai in tutta la mia vita professionale una sola iniezione avrebbe potuto salvare tante vite!

Oggi ho letto che nel sesto capitolo di La Pelle, Curzio Malaparte accompagna l'esercito americano nella sua marcia verso Roma. Un soldato viene gravemente ferito: ha il ventre squarciato, gli intestini che colano sulle gambe. Il sergente insiste perchè sia trasportato in ospedale. Malaparte vi si oppone con forza: l'ospedale è lontano, il viaggio in jeep sarebbe lungo e fonte di sofferenze per il soldato; bisogna tenerlo lì dov'è e lasciarlo morire senza che ne abbia consapevolezza. Alla fine il soldato muore e il sergente sferra a Malaparte un pugno in piena faccia: "É morto per colpa vostra, nel fango, come una bestia." Arriva il medico e, constatata la morte del soldato, stringe la mano a Malaparte: "Vi ringrazio per sua madre". (Milan Kundera, Un incontro)

Che trappola, davvero, il naturale!
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